Home       |        Pub e arte        |       Elogio della citazione       |       Pub e ...altro       |       Schede didattiche       |       Area Studenti

 
 
In principio era Millais

di Giulia Grassi

 
 
Campagna pubblicitaria per Pears Soap (Agenzia: The Jupiter Drawing Room, Sud Africa; Creative Director: Livio Tronchin; Art Director: Jamie Mietz; Copywriter: Khaya Dlanga. Anno 2006).
 

Versailles

 
Idea semplice ma non priva di efficacia. Per pubblicizzare il sapone in questione, la volta affrescata della Chapelle Royale di Versailles (1669-1710) viene rovesciata e trasformata in una vasca da bagno colma d'acqua, la cui superficie è increspata dalla catenella metallica del tappo o da una paperella gialla. Un bagno da regina, o in onore di una sovrana (headline: By appointment to the Queen).
 

1888

1893

Bubbles, di John Everett Millais Pears Soap è un marchio "storico": è stato fondato duecento anni fa in Gran Bretagna.
È anche, soprattutto, l'ancestrale responsabile dell'utilizzo delle opere d'arte in pubblicità: è sua la réclame che, per la prima volta, usa un'opera pittorica di rilievo come immagine pubblicitaria (Hoffman, 2003, pp. 14-17). "Il primo tentativo di stabilire un legame diretto tra produzione artistica e mondo pubblicitario" avviene infatti quando "l'imprenditore inglese A.F. Pears ... acquista nel 1886 il dipinto Bubbles di John Everett Millais, il più importante pittore della tarda era vittoriana, e lo impiega in esclusiva per pubblicizzare il suo omonimo sapone, che è ancora oggi disponibile sul mercato"(Codeluppi, 1995, pp. 14-15).
Il quadro, che era nato con un altro titolo (A Child’s World), rappresenta William James, nipote del pittore, mentre gioca con le bolle di sapone.

A questo uso si accompagna la prima controversia circa la relazione tra arte e pubblicità. Lo scrittore Gilbreth Keith Chesterton, infatti, stroncò la liceità dell'utilizzo mercantile di un'opera pittorica in un articolo intitolato Utopia degli usurai (1912): a suo parere il quadro di Millais era 'irrimediabilmente rovinato dalla sua nuova funzione', nessuna affinità si poteva cogliere tra i committenti dell'arte del passato e i moderni committenti della pubblicità, e c'era da temere che il trionfo del capitalismo avrebbe annullato la 'linea ben chiara [che] separava la pubblicità dall'arte' (da Ghelli, 2005, p. 20).
                                                                                                        .
Una controversia tuttora non risolta (si veda in Alipes). Ma dopo più di un secolo di relazioni variamente articolate tra le due, non si può non constatare che oggi "si assiste a un'osmosi perfetta tra arte e pubblicità: gli artisti (ad esempio graffitisti, performer e artisti concettuali) imitano le modalità di intervento nel tessuto urbano della pubblicità, mentre alcuni pubblicitari lanciano messaggi provocatori degni dell'arte di avanguardia" (Ghelli, 2005, p. 21).

Non c'è che dire, una 'prima volta' ricca di conseguenze...
 

Una campagna pubblicitaria tutta giocata sui soffitti di monumenti di varie epoche
è quella 'Look up more
often
' per la Renault
Megane Cabriolet (Agenzia: Neogama BBH, Brasile
2008)



San Pietroburgo, Cattedrale di S. Isacco
(1818-1858)

New York, Cattedrale St Patrick
(James Renwick Jr, 1853-1878)

Amsterdam, Scheepvaarthuis /
Casa della navigazione
(XX secolo)

Budapest, Szépművészeti Múzeum /
Museo delle Belle Arti
(XIX secolo)

Barcellona, Palau de la Musica Catalana
(Lluis Domnéch i Montaner, 1905-1908)

Mantova, Palazzo Tè - Sala di Psiche
(Giulio Romano, 1525-1534)
 
fonti: Ads of the World

(agosto-settembre 2009)

INDEX Arte&Pub


Presentazione      |       Chi siamo      |      Sito- Bibliografia      |      Indice artisti & opere      |       Matdid      |       Link      |      Contatti