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Fusillo vitruviano

di Giulia Grassi
 
   
Nel 2011 il marchio agroalimentare De Cecco, famoso in particolare per la pasta (di cui è terzo produttore mondiale), ha celebrato i 125 anni di attività con una serie di iniziative, compresa la pubblicazione di un libro dal significativo titolo "Pasta d'Autore".
Dall'inizio del 2013 è on air un nuovo spot, e sui giornali si trova una campagna di comunicazione di stampo 'leonardesco'.
Si tratta di cinque pagine pubblicitarie  dedicate ognuna a un formato di pasta: farfalle, fusilli, penne, conchiglioni e rotelle. Il visual occupa la metà superiore della pagina. Subito al disotto, l'head-line Da 125 anni salvaguardiamo un grande patrimonio del nostro paese. In chiusura, il marchio dell'azienda e una body-copy esplicativa che inizia con la frase: "Noi di
  De Cecco difendiamo da sempre il valore di una
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Ma tutte le pagine hanno un indubbio 'sapore' leonardesco, e fanno pensare ai disegni che accompagnano gli studi naturalistici o quelli sulle macchine e gli 'elementi macchinali' (come li chiamava lui) (click).
Insomma, chi meglio di Leonardo come testimonial per sottolineare le qualità di un marchio che si propone come 'patrimonio' dell'Italia, simbolo dell'italianità intesa come creatività, buon gusto e, naturalmente, produzione di opere d'arte?

 
                                                                                    (L'Uomo vitruviano apparirà prossiamente nella sezione
Elogio della citazione)
 

 
   
pasta fatta a regola d'arte" (click).
Le pagine ricordano i fogli scritti e disegnati da Leonardo. In particolare, penne e fusilli hanno un chiaro riferimento nella impostazione all'Uomo Vitruviano, celeberrimo disegno dell'artista-scienziato toscano, che quotidianamente sbirciamo sulle monete da 1 euro.

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Nel 2004-2005 l'azienda di telecomunicazioni Wind ha proposto un servizio chiamato 'Leonardo', che ha pubblicizzato con una campagna stampa basata su disegni leonardeschi. Le pagine pubblicitarie erano caratterizzate dall'head-line Il genio arriva dove gli altri si fermano ed erano dominate dal visual, una bella giovane dai tratti orientali con tatuati sul corpo disegni diversi per ogni pagina: ingranaggi, meccanismi con ruote, dentate e semplici (queste ultime simili alle 'rotelle' pubblicizzate sopra), l'ala articolata con la quale Leonardo sognava di far volare l'uomo.
 
 
DE CECCO E MICHELANGELO

La De Cecco ha usato come testimonial anche il 'rivale' storico e irriducibile di Leonardo, vale a dire Michelangelo.
 
Alludo alla
prima grande campagna pubblicitaria del marchio italiano in Francia, nel 1999, che chiamò in causa il David (click).
 
E mi riferisco al bellissimo spot del 2004, 'Capolavori in cucina', realizzato dall’Agenzia Bates Italia di Roma, prodotto dalla Harold Motion Pictures, con la regia di Vittorio Sacco. Nello spot la pasta De Cecco è presentata come una espressione dell'arte italiana, come la scultura e la musica, che hanno come testimonial d'eccezione il Mosè di Michelangelo e il Cremonese 1715 di Stradivari, il violino più famoso del mondo. Il tutto, con un accompagnamento musicale coinvolgente,
"Via Pajuta III", eseguita da Platon Andritsakis, dall'album "Buddha Bar III - Disk 1".
Lo spot è stato ben analizzato da
Riccardo Finocchi (Una semioestetica sociale: analisi degli spot pubblicitari, in Il  


commercio del senso, in partic. pp. 61-62), di cui riporto, di seguito, anche il commento sull'utilizzo delle opere
d'arte in pubblicità che precede l'analisi dello spot.
«...il prodotto pubblicizzato viene associato a un oggetto già dotato di valore culturale, a un oggetto che è paradigmaticamente un oggetto culturale, ovvero al prodotto estetico-oggetto culturale "che [...] non esiste e non ha senso" al di fuori del gusto sociale condiviso. Questo nel tentativo di instaurare, attraverso l'associazione sul piano testuale, un trasferimento delle qualità e del valore sociale dell'opera d'arte al prodotto. Un caso manifesto di questa struttura testuale è lo spot della pasta De Cecco 'Capolavori in cucina', trasmesso in televisione nella seconda metà del 2004.
Lo spot si apre infatti con la coinvolgente inquadratura del Mosè di Michelangelo, sul quale compare in sovrimpressione la frase: Solo 25 tonnellate di marmo di Carrara? Segue la ripresa di uno splendido violino Stradivari del 1715, Solo 382 grammi di Acero dei Balcani e Abete della Val di Fiemme? Per finire con un primo piano di un fusillo De Cecco (Solo 500 grammi di grano superiore e di acqua purissima?). Il claim recita I capolavori nascono dal genio di chi li crea, perché non bastano i materiali a fare grande un'opera. Il richiamo diretto ai materiali non manipolati contrapposti alla manipolazione del prodotto artistico e al suo valore sociale condiviso, si assommano alla nostra percezione della pasta De Cecco, della sua qualità [...] e del suo valore [...]: un oggetto culturale che oltre l'oggettivazione materiale, il suo essere oggettivamente della pasta, ha un valore simbolico, il suo essere frutto di un processo e di un'azione sociale che l'oggettiva come simbolo di un sistema culturale condiviso dai membri della società. Così come nel Mosè il valore non è nella quantità o qualità del marmo utilizzato ma nella condivisione sociale di un oggetto ritenuto dotato di valore estetico, altrettanto nella pasta De Cecco il valore non è nel fatto di essere pasta, ma nell'essere un oggetto con un valore aggiunto che la diversifica dall'essere semplicemente pasta.»  


Le riprese del Mosè di Michelangelo sono state effettuate di notte nella Basilica di San Pietro in Vincoli, a Roma, con l'autorizzazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. La De Cecco ha provveduto a garantire, dopo la conclusione dei restauri (2003), la salvaguardia del Mosè dal punto di vista della sicurezza, dell’impianto elettrico e dell’illuminazione.
 
fonti: sito web della De Cecco, magazine Class n° 321 (gennaio 2013); magazine L'Espresso e quotidiano La Repubblica / web

(gennaio-marzo 2013)

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