L'incendio divampa da nove giorni e ha già distrutto diversi quartieri. Non si contano i morti.
ROMA BRUCIA. NERONE: "NON C'ENTRO"
L'imperatore, che al momento della tragedia si trovava ad Anzio, respinge ogni accusa


di Augusto Gallico
 
I signori dell'aristocrazia dormivano ancora nei loro letti quando le prime fiamme hanno cominciato a squarciare il cielo. In poche ore il gigantesco rogo ha inghiottito la città e per molti romani non c'è stata via di scampo. Il bilancio è preoccupante: le abitazioni devastate dal rogo aumentano di ora in ora e i corpi non si contano più. L'imperatore Nerone, raggiunto nella sua residenza di Anzio da un messaggero veloce, ha interrotto le sue vacanze e ha raggiunto precipitosamente l'Urbe per conoscere l'entità del pericolo e decidere le contromisure, organizzando in modo efficiente i soccorsi e partecipando in prima persona agli sforzi per spegnere l'incendio. Ma tra i senatori serpeggia il dubbio e c'è chi giura di aver sentito l'imperatore suonare la sua lira dal punto più alto del Palatino mentre gli edifici della città bruciavano.

 

L'INDAGINE
di
Caio Pompeo Sella
 
LA "PISTA CRISTIANA" PERDE QUOTA MA LE PERSECUZIONI CONTINUANO
La catastrofe che si è abbattuta sull'Impero ha già scatenato una serie di paure psicologiche. Secondo alcuni studi, nel 10% della popolazione sopravvissuta si è diffusa la convinzione che si stia avvicinando la fine del mondo: "Dicono che è la punizione divina, l'inizio della fine del mondo, e i loro discorsi alimentano un sacco di voci", spiega Marco Tullio, direttore generale della scuola di oratoria. Nel frattempo, mentre la cappa di fumo acre e tossico ancora non accenna a dissiparsi riducendo fortemente la visibilità nelle strade e inducendo le autorità a sconsigliare di uscire da casa se non coperti dal mantello, Nerone resiste alle accuse del Senato e punta il dito verso i cristiani residenti a Roma. Non ancora interrogate dagli inquirenti, alcune di queste personalità confuse hanno già confessato prima ancora di essere arrestate. Si parla già di duecento o trecento cristiani messi a morte senza processo.
                                                                                                                                          (continua a pag. 20)