acquistano valore. Testi che si lasciano
rileggere, opere che non si esauriscono alla prima visione.[...]
"Classico" è ciò che, di epoca in epoca, vale, è pregiato e
perciò autorevole» (Centanni,
2005, p. 7).
Il classico citato è il quadro Il 3 maggio 1808: fucilazione
alla montagna del principe Pio
(1814,
olio
su tela), di Francisco Goya. C'è una semplificazione della
composizione e una trasformazione dei personaggi, con il plotone
composto da impeccabili violinisti in frack, che tuttavia
appaiono modellati sui soldati del dipinto nell'atteggiamento e
nella posizione. E identica è la luce, un lampo che illumina le
vittime lasciando in ombra i carnefici.
Quella attuata in questa pubblicità è una modalità di utilizzo
di un'opera d'arte abbastanza diffusa (esempi),
secondo la quale "Il messaggio pubblicitario allude, in forma
rivisitata o modificata (e spesso ironica) ad autori, opere o
elementi - icone della cultura classica." (Mazzucco,
2008*, p. 146 e tav. III di esempi). Ironia e irriverenza che
sicuramente non mancano nella fucilazione, fortunatamente solo
musicale, per MTV.
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Il 3 maggio 1808: fucilazione
alla montagna del principe Pio |
Per
rappresentare l'evento più drammatico
dell'insurrezione madrilena e della successiva
brutale repressione da parte dei soldati napoleonici,
Goya sceglie come tema per le fucilazioni del 3
maggio 1808 il momento più atroce: l'attesa tragica
e silenziosa della morte davanti al plotone
d'esecuzione.
In questo dipinto, che celebra la storia anonima dei
fucilati di ogni rivolta popolare, Goya esaspera la
contrapposizione tra carnefici e condannati,
portando la tensione oltre l'episodio contingente.
L'uomo dalla camicia bianca, illuminato dalla
lanterna, con le braccia levate e spalancate oppone
il proprio petto alla violenza e crudeltà degli
uomini di tutti i tempi. Il suo gesto, eroico, è
però anche carico di umano terrore, espresso negli
occhi sbarrati e fissi sul plotone d'esecuzione.
Il gesto dell'uomo fa sì che il quadro possa essere
interpretato come una vera e propria "Crocifissione
laica", interpretazione rafforzata dal monaco
inginocchiato e dalla figura femminile appena
abbozzata, sulla sinistra e in penombra, che tiene
un bambino tra le braccia, e che allude alla
Madonna.
La scena è intensa, drammatica. Già una serie di
cadaveri giace immersa nel proprio sangue mentre un
altro gruppo risale la collina, in tragica attesa
del proprio turno. C'è chi fissa con occhi
terrorizzati i soldati, chi si copre il volto con le
mani per non vedere.
Nella schiera compatta i soldati senza volto sono
una sorta di plotone di burattini in uniforme, tutti
uguali, privi di connotati umani, simboli della
fredda ferocia con cui si ristabilisce l'ordine
attraverso il crimine.
Il colore è uno strumento essenziale per definire il
confine tra il Bene e il Male. Nella parte sinistra
del quadro ha toni caldi ed è denso, corposo, tanto
da far pensare che possa essere stato steso
direttamente con le mani. Nella parte destra, dove
dominano le tonalità fredde, è invece più cupo e
sottile. E la lanterna, la "luce della Storia", fa
emergere l'eccidio dal buio circostante.
Goya, con un'intuizione geniale, non si limita alla narrazione
dell'evento ma lo supera, rendendolo paradigma
universale dell'opposizione dell'umanità alla
guerra.
(riduzione e adattamento da "Goya. Fucilazioni
del 3 maggio", Rizzoli 1999, di
Federico Zeri) |
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