Le immagini sono relative a 
				una campagna pubblicitaria (Agenzia Dorland-Gentile Gorra Adv) 
				apparsa nel 1998. Reclamizza vini di aziende poco note, che però 
				fanno capo all'azienda viticola Zonin, molto conosciuta non solo 
				sul mercato italiano: la Zonin, infatti, compete anche sul mercato 
				internazionale proponendo vini ottenuti da vitigni autoctoni di 
				tenute (undici) acquistate fin dal 1970 in molte zone d'Italia.
				Nella campagna si 
				fa un parallelismo tra vini di qualità, ma poco conosciuti, e 
				opere pittoriche di 
					artisti anch'essi poco noti al di fuori di un pubblico di 
				specialisti: Vincenzo Campi (1536-1591), Jacopo Carrucci detto 
				Pontormo (1494-1557) e Giovan Battista Tiepolo (1696-1770). L'intento è chiaro nell'headline (Qualcuno 
					non conosce il ...) e nel subhedline (Del resto, 
					qualcuno non conosce il ...); e ulteriormente 
					esplicitato nel pay-off (Ci sono vini molto di moda. O 
					molto costosi. E poi ci sono vini come ..... Un vino che, 
					come tutti i tesori nascosti, fa parlare di sé solo i veri 
					intenditori). 
				La campagna ammicca a un target di intenditori, di vini come di 
				pittura, che non si lasciano affascinare dalle mode dominanti, 
				né dalla 'volgarità' di un prezzo eccessivo come sinonimo di 
				qualità. Un'aura di esclusività accentuata dal fatto che le 
				opere scelte come testimonial sono citate in forma di frammenti, 
				presupponendo nel fruitore la capacità di ricomporre 
				l'integrità dei dipinti da cui sono stati estrapolati i 
				particolari. 
				Si rivolge, infine, a un pubblico adulto. Del resto, secondo le 
				indagini dell'ultimo decennio il 
				 
					
						
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				consumo di vino è 
							legato soprattutto a  | 
						 
						
							
							
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				questo target, 
							visto che la bevanda più amata dai 
				giovani è la birra (relazione Italiani 
				e alcol, 2007). 
							 
				Una curiosità: tra i prodotti alcolici, il vino si 
				trova all'ultimo posto degli investimenti pubblicitari, 
				surclassato dai superalcolici, benché sia, in proporzione, il 
				prodotto più diffuso: è talmente radicato nel costume nazionale 
				come alimento da non aver bisogno di essere pubblicizzato "se 
				non in qualche sporadico caso e nell'atto di prima introduzione 
				sul mercato di una particolare marca" (Rentini-Zanelli, 
				2000). 
  
				
				Probabilmente per tutti questi motivi le campagne pubblicitarie 
				non di rado 'giocano' con il parallelismo tra vino e arte: ad 
				esempio, in quella proposta nel 1998 per il
				Corvo di Salaparuta (con immagini impostate come 'nature 
				morte') o in quella del 1996 per i vini dell'azienda umbra
				Lungarotti (ovvero, l'arte del vino). | 
						 
					 
				 
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