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Una scenografia barocca nella
Hauptbanhof di Colonia
di Giulia Grassi |
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In occasione dei Mondiali di Calcio
del 2006 la Adidas – tra gli sponsor ufficiali della
manifestazione, svoltasi in Germania - ha attuato una serie
di iniziative pubblicitarie di grande impatto. La più
interessante, nell’ottica di chi si occupa dell’uso
dell’arte nella pubblicità, è quella realizzata nella
Stazione centrale (Hauptbanhof) di Colonia (Köln),
dal nome Fresco.
Il soffitto dell’atrio della stazione è stato occultato da
una sorta di murales di 20 x 40 metri, con rappresentati
10 campioni del football, in azione, proiettati su un vasto
cielo azzurro. Naturalmente il termine 'fresco' allude non
alla tecnica utilizzata - si tratta infatti di immagini
digitali stampate su un supporto e non di un vero
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affresco -
ma all’effetto indotto nell'osservatore, |
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tant’è che la definizione più ricorrente è
quella di "Cappella Sistina del football".
Tipo:
Ambient Marketing |
Titolo:
Fresco |
Cliente: Adidas |
Agenzia: TBWA Germania
(Berlin)
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Direttore creativo: Kurt Georg
Dieckert / Stefan Schmidt
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Copywriter: Helge Blцck |
Art Director: Boris Schwiedrzik
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Illustratore: Felix Reidenbach
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Producer: Katrin Dettmann
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Account Supervisor: Falk Lungwitz /
Bela Ziemann |
Advertiser's Supervisor: Markus
Rachals |
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Vincitore al 48th Clio Awards |
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L’autore di questa vasta
rappresentazione è
Felix Reidenbach
(artefice
anche della campagna pubblicitaria della Adidas per le
Olimpiadi del 2004
ad Atene), che ha lavorato al progetto per quasi due
mesi. Fresco è un
tipo di comunicazione pubblicitaria che rientra nella categoria
definita Ambient Marketing. L’effetto finale è sorprendente, e decisamente
accattivante.
Dieci
star del calcio internazionale,
ahinoi italiani esclusi (Michael Ballack, Raúl, David
Beckham, Djibril Cissé, Kakà, Lionel Messi, Shunsuke Nakamura, Lukas
Podolski, Zinédine Zidane,
Juan Román Riquelme) sono rappresentate
mentre dribblano, palleggiano, calciano, stoppano la
palla, in pose plastiche e audacemente
scorciate.
I calciatori sono sospesi tra le
nubi, contro un cielo azzurro che si apre tra
bianche architetture in prospettiva, con un
audace sott’in su che
dà l’impressione di un vero e proprio "sfondamento
del soffitto", come se l’atrio della
stazione fosse privo di copertura e le
loro piroette avvenissero sotto gli occhi di
coloro che transitano |
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Ambient Marketing
Strategia
promozionale non convenzionale che sfrutta
l’ambiente in senso lato. Per ovviare
all’assuefazione, da parte dei consumatori, alle
forme tradizionali di pubblicità di recente si
sperimentano modi alternativi di comunicazione,
uno dei quali è l’ambient marketing. La
merce pubblicizzata viene inserita
in punti strategici della città, spesso modificando
oggetti d’arredo urbano (panchine, cabine
telefoniche, pali della luce ecc), mezzi di
trasporto e edifici (come in questo caso). Il consumatore diviene parte di una vera e
propria “esperienza pubblicitaria” nei luoghi
del suo vivere quotidiano.
(Una serie di esempi
è reperibile su
bloguerrilla) |
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al di
sotto. Qua e là, gonfiate dal vento, bandiere con impresso il
logo, e il nome, dello sponsor.
Come si è accennato, Michelangelo e la Cappella
Sistina sono in genere citati in relazione al Fresco di Reidenbach.
Si va da chi parla semplicemente di "omaggio alla Cappella
Sistina", a chi si sbilancia rilevando "uno stile simile a
quello michelangiolesco della Sistina" per arrivare a chi ne
sottolinea il
"portrait
in stile Cappella Sistina"
e lo "slancio michelangiolesco".
Ma, a ben guardare, con l'opera di Michelangelo -
che nella coscienza collettiva viene evidentemente percepita
come "l'affresco" per eccellenza - sembra esserci un solo
elemento in comune: la collocazione sul soffitto di un ambiente. L’impostazione generale, vero trompe-l’oeil, rimanda
invece più appropriatamente alla pittura barocca del tardo XVII
secolo e ai suoi prolungamenti agli inizi del secolo successivo.
E il confronto, forse scontato ma calzante, è con il trentino
Padre Pozzo, celebre
inventore di mirabolanti 'macchine scenografiche' sui soffitti
di chiese e palazzi tra l’Italia e la corte degli Asburgo a
Vienna proprio in epoca tardobarocca
(*). |
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Non si può non rimandare al grande
affresco con
la Gloria di Sant’Ignazio, dipinto sulla
volta della chiesa omonima a Roma (dal 1688).
Certo, il cielo di Padre Pozzo è decisamente più
affollato,
e al di là delle architetture prospettiche (quadrature)
si apre uno spazio dilatato fino a un’altezza
vertiginosa (gli studiosi calcolano
che i trenta metri reali della navata della
chiesa sono
raddoppiati dai trenta, illusionistici, metri
dell’architettura dipinta). Ma l’impianto è il
medesimo, l’architettura ha notevoli affinità e
simile è l’espediente,
sui quattro lati, di inscrivere le figure entro
triangoli con i vertici convergenti verso il
centro in modo da accentuate la spinta verso l’alto
e, quindi, l’illusionistica apertura spaziale.
Padre Pozzo ha esportato la sua
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pittura scenografica a Vienna, dove è possibile
ammirarla dentro chiese e palazzi: si pensi, ad
esempio, alla volta con le
Fatiche di Ercole e la sua apoteosi nella 'Sala di
Ercole' del Gartenpalais (1704–1708), edifico che oggi ospita
il "Liechtenstein Museum" (che, nel 2005, si è
pubblicizzato con una
campagna
promozionale
analoga a questa, anche se
attuata con modalità
differenti e meno innovative dal punto di vista
della realizzazione). |
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Padre Andrea Pozzo
(Trento 1642 - Vienna 1709)
Pittore,
teorico della prospettiva, fratello
laico della Compagnia di Gesù.
Artisticamente si
forma tra Milano (dove soggiorna a
lungo) e Genova.
Nel 1681 si trasferisce a Roma,
rimanendovi per più di vent’anni e
imponendosi tra i protagonisti della
locale pittura tardo-barocca.
Nel 1702 si trasferisce a Vienna,
dove muore sette anni dopo.
È uno dei maggiori esponenti del
quadraturismo, tecnica che
consiste nel rappresentare su
soffitti e pareti architetture
illusionistiche (quadrature)
mediante l’uso della prospettiva.
Non a caso è autore del trattato
Perspectiva pictorum et
architectorum (1693).
È anche un grande esperto di
anamorfosi,
altra tecnica illusionistica: un
soggetto viene dipinto in modo
completamente distorto, e solo la
visione da una angolazione precisa
gli restituisce
coerenza formale e consistenza tridimensionale
(sulla pittura anamorfica nell’arte
contemporanea da vedere i lavori di
Julian Beever). |
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Un 'classico' della cultura visiva europea che Reidenbach ha
'rivisitato' a Colonia, secondo un procedimento
per 'allusione' (vedi in
Peithò&Mnemosyne)
spesso attuato in campo pubblicitario.
(*) Navigando sul web ho
scoperto casualmente che il confronto era già
stato proposto sul sito
eternallycool.net. La citazione è d'obbligo (maggio 2009)
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fonti:
Coloribus, web |
(marzo
2009) |
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