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Arte in fuga

di Giulia Grassi









Campagna di comunicazione del MiBAC (Ministero per i Beni e le Attività Culturali) per il 2010.

 

Scopo della campagna è far riscoprire agli italiani il patrimonio artistico del proprio Paese, invitandoli a frequentare musei e aree archeologiche sul suolo italico  (sembra visitati dai nostri connazionali meno di quelli in terra straniera).
Per questo lo slogan è provocatorio - Se non lo visiti, lo portiamo via - e accompagna tre affissioni scioccanti: il Colosseo che viene smontato, il David di Michelangelo già in viaggio per altri, più accoglienti lidi (Londra) e l'Ultima Cena di Leonardo staccata dalla parete del refettorio di Santa Maria delle Grazie e destinata ad altra collocazione (New York).
 
Sono previsti anche brevi spot.

La campagna, con giganteschi cartelli affissi nel cuore delle grandi città in spazi significativi (come Piazza del Popolo a Roma e Piazza Duomo a Milano), è stata anche oggetto di critiche. Ad esempio, del movimento ecologista europeo Fare Ambiente, che ha considerato lo slogan pedagogicamente errato e diseducativo per i giovani in quanto minaccia un ricatto morale: o visiti il monumento o

          

lo smonto e lo porto via. E ha invitato il ministero a ritirare le affissioni.

Come si sa, l'Italia possiede una percentuale cospicua del patrimonio artistico mondiale, anche se sulla consistenza quantitativa di esso non c'è uniformità di opinioni: si va dal quasi 40% delle stime prudenti al 70% di quelle più azzardate (il Touring Club Italiano ha stimato l'esistenza di 3.500 musei, 2.000 siti archeologici, 20.000 centri storici, 40.000 rocche e castelli, 95.000 chiese, 1.500 conventi, 30.000 dimore storiche e migliaia di biblioteche e archivi - dati al 2002). Una concentrazione di beni culturali davvero imponente... che gli italiani conoscono e frequentano poco. Stando alle ultime statistiche, il numero di visitatori di musei e aree archeologiche nel 2009 ha segnato un triste -2,52% rispetto al 2008 (che, di suo, aveva registrato un -3,88% rispetto al 2007).
La campagna del MiBAC, perciò, è meritoriamente 'violenta' e provocatoria
[Per altre campagne del MiBAC vedi, in Alipes: Innamorati dell'arte; Signore, si parte!; L'arte si promuove].
 

La provocazione ha caratterizzato anche altre campagne fatte per sensibilizzare la popolazione alla fruizione, conservazione e tutela di questa enorme ricchezza. Il nostro, infatti, è un patrimonio che richiede, per la sua gestione, anche notevoli risorse economiche, decisamente più consistenti dei fondi destinati mediamente dal governo italiano a questo settore (un misero 0,28% del P.I.L.)
Proprio per raccogliere fondi, periodicamente si realizzano iniziative di vario tipo e campagne informative,
come questa del MiBAC. Campagne spesso dalle immagini forti, destinate a colpire l'attenzione e far riflettere.
 
Tra le più recenti ricordo quelle delle 'Giornate dell'Arte' promosse dalla Fondazione CittàItalia. Lo slogan del 2005
era 'Senza il tuo aiuto in Italia potrebbe

mancare qualcosa' e accompagnava il Cenacolo vinciano e il David di Michelangelo deturpati.

 
Tra 2006 e 2008 ha fatto da testimonial un'altra immagine, sempre
di forte impatto: la Paolina Borghese come Venere vincitrice di
Antonio Canova gettata in una discarica, tra montagne di rifiuti;
lo slogan è 'Non prendersi cura dell'arte è come buttarla via'.

 

 




Provocatoria in modo esasperato era stata nel 1999 la campagna di comunicazione ControVenezia/PerVenezia, ideata e realizzata da Fabrica (il centro di ricerca sulla comunicazione di Benetton) su invito dell'allora sindaco di Venezia, Massimo Cacciari.

Una dozzina di immagini forti e reali, fissate dall'occhio irriverente del fotografo Oliviero Toscani, che rappresentavano alcuni dei principali problemi della città.

Tra di esse, una brutale rilettura della Venere di Urbino di Tiziano.

 

 

 


 

fonti: MiBAC / web

(gennaio-marzo 2010)

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